La cronaca del tragico e appassionante percorso che portò Pasang Lhamu Sherpa a diventare la prima donna nepalese a scalare l’Everest, nel 1993. Come donna indigena, non istruita e buddista, in un regno indù, il sogno di Pasang di scalare la leggendaria montagna la mette contro la famiglia, gli alpinisti stranieri, il suo governo e la natura stessa. Questa storica impresa, che coinvolgerà un intero Paese e darà a una nuova generazione il coraggio di credere nelle proprie possibilità, è raccontata nel documentario Pasang: all’ombra dell’Everest a cui è stato assegnato il Premio Mario Bello 2023 del Centro di cinematografia e cineteca del Club alpino italiano.
Pasang: all’ombra dell’Everest
dal 16/01/2024 al 18/01/2024
Date e orari spettacoli
martedì 16 Gennaio, 2024
giovedì 18 Gennaio, 2024
Regia di Nancy Svendsen
Pasang Lhamu Sherpa era una donna nepalese, madre di tre figli, che aveva dentro di sé il desiderio di essere la prima donna a scalare l’Everest raggiungendo la cima più alta. Un’impresa che voleva compiere non solo per una sua personale soddisfazione, ma come segno per un’intera comunità femminile del suo Paese, dominato da una cultura patriarcale e da rigide leggi religiose buddiste che non prevedevano alcun ruolo di rilievo per le donne. Nancy Svendsen con l’ausilio di materiali d’archivio ricostruisce i quattro tentativi di Pasang per realizzare il suo progetto e finalmente nel 1993 la donna, con una spedizione formata da sole donne, sebbene con mezzi limitati riuscì a raggiungere la vetta. Era il 22 aprile 1993 ed erano le ore 14,40. Qualche ora dopo Pasang, conquistata la vetta e offerto un contributo all’emancipazione femminile del suo Paese, proprio per la scarsità di mezzi con cui fu organizzata la spedizione e un improvviso peggiorare delle condizioni meteorologiche, lasciò la sua vita tra quelle nevi senza tempo con alle spalle gli 8.848 metri della montagna più alta del mondo.
Pasang oggi è divenuta in Nepal un personaggio mitico, dopo di lei altre 65 donne hanno conquistato la cima della montagna più alta del mondo e il 22 aprile di ogni anno se ne festeggia il giorno della memoria. Il film di Svendsen contribuisce a questo mito fatto di ferrea volontà, fragilità umana, acquisita sapienza senza nessuna desistenza ed è per questo che al suo funerale, dopo il recupero delle sue spoglie, la gente partecipò numerosissima, molta di più, dicono le cronache, di quanta ce ne fosse stata al funerale del re. Pasang è diventata la regina dell’Everest e così è ricordata dal suo popolo.
In programmazione
dal 16/01/2024 al 18/01/2024Date e orari spettacoli
martedì 16 Gennaio, 2024
giovedì 18 Gennaio, 2024
La cronaca del tragico e appassionante percorso che portò Pasang Lhamu Sherpa a diventare la prima donna nepalese a scalare l’Everest, nel 1993. Come donna indigena, non istruita e buddista, in un regno indù, il sogno di Pasang di scalare la leggendaria montagna la mette contro la famiglia, gli alpinisti stranieri, il suo governo e la natura stessa. Questa storica impresa, che coinvolgerà un intero Paese e darà a una nuova generazione il coraggio di credere nelle proprie possibilità, è raccontata nel documentario Pasang: all’ombra dell’Everest a cui è stato assegnato il Premio Mario Bello 2023 del Centro di cinematografia e cineteca del Club alpino italiano.
Pasang Lhamu Sherpa era una donna nepalese, madre di tre figli, che aveva dentro di sé il desiderio di essere la prima donna a scalare l’Everest raggiungendo la cima più alta. Un’impresa che voleva compiere non solo per una sua personale soddisfazione, ma come segno per un’intera comunità femminile del suo Paese, dominato da una cultura patriarcale e da rigide leggi religiose buddiste che non prevedevano alcun ruolo di rilievo per le donne. Nancy Svendsen con l’ausilio di materiali d’archivio ricostruisce i quattro tentativi di Pasang per realizzare il suo progetto e finalmente nel 1993 la donna, con una spedizione formata da sole donne, sebbene con mezzi limitati riuscì a raggiungere la vetta. Era il 22 aprile 1993 ed erano le ore 14,40. Qualche ora dopo Pasang, conquistata la vetta e offerto un contributo all’emancipazione femminile del suo Paese, proprio per la scarsità di mezzi con cui fu organizzata la spedizione e un improvviso peggiorare delle condizioni meteorologiche, lasciò la sua vita tra quelle nevi senza tempo con alle spalle gli 8.848 metri della montagna più alta del mondo.
Pasang oggi è divenuta in Nepal un personaggio mitico, dopo di lei altre 65 donne hanno conquistato la cima della montagna più alta del mondo e il 22 aprile di ogni anno se ne festeggia il giorno della memoria. Il film di Svendsen contribuisce a questo mito fatto di ferrea volontà, fragilità umana, acquisita sapienza senza nessuna desistenza ed è per questo che al suo funerale, dopo il recupero delle sue spoglie, la gente partecipò numerosissima, molta di più, dicono le cronache, di quanta ce ne fosse stata al funerale del re. Pasang è diventata la regina dell’Everest e così è ricordata dal suo popolo.